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Corsi per la Salute

Corsi per la Salute

 

Quando parlo di salute, è opportuno fare riferimento all’obiettivo di operare per farti raggiungere di persona il livello di salute più elevato possibile.

La #salute, definita come “stato di completo #benessere fisico, psichico e sociale e non come semplice assenza di malattia”, viene considerata un diritto e come tale si pone alla base di tutti gli altri diritti fondamentali che spettano alle persone.

Questo principio assegna agli Stati e alle loro articolazioni compiti che vanno ben al di là della semplice gestione di un sistema sanitario.

Essi dovrebbero farsi carico di individuare e cercare, tramite opportune alleanze, di modificare quei fattori che influiscono negativamente sulla salute collettiva, promuovendo al contempo quelli più favorevoli.

Ma come ben sappiamo qui stiamo parlando di utopia…

In tale contesto, la salute viene considerata più un mezzo che un fine e può essere definita come una risorsa di vita quotidiana che consente alle persone di condurre una vita produttiva a livello individuale, sociale ed economico.

La definizione di salute proposta è molto impegnativa: infatti la sua traduzione in termini operativi, e soprattutto in azioni, ha sempre suscitato riflessioni, dubbi, discussioni.

Il carattere “utopistico” di tale definizione è molto chiaro e condivisibile in quanto descrive una situazione di completa “soddisfazione e felicità” che forse non può essere mai raggiunta, ciononostante costituisce un punto di riferimento verso il quale orientare i propri sforzi.

La traduzione di dichiarazioni di principio in strategie operative costituisce da sempre un processo complesso e difficile, soprattutto quando le implicazioni per l’azione richiedono il cambiamento del nostro modo di pensare e di agire.

In questo senso, per dare un impulso significativo al perseguimento della salute da parte dei governi, ai diversi livelli, l’OMS, L’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha cercato di rendere operative, a partire dagli anni ottanta, due strategie che vanno sotto il nome, rispettivamente, di “promozione della salute” e di “strategia della salute per tutti”.

Ciò soprattutto nella consapevolezza che la salute è il risultato di una serie di combinazioni di tipo sociale, ambientale, economico e genetico e non il semplice prodotto di una organizzazione sanitaria.

Nel tempo, sul concetto di salute e sulla sua definizione si è sviluppato un dibattito internazionale e sono state formulate alcune proposte di definizione alternativa.

Fino ad ora però hanno avuto poco successo e quindi la definizione dell’OMS rimane ancora un punto di partenza e di riferimento.

La tradizione popolare, invece, ritiene sano chi non ha dolori, febbre o altri disagi, tanto da impedirgli di svolgere le proprie funzioni.

Le “funzioni” dipendono (sempre secondo la tradizione popolare) maggiormente dall’età e dai ruoli sociali.

Questa definizione ha il vantaggio di essere di “buon senso” e lo svantaggio di essere poco quantificabile.

Per millenni la malattia è stata considerata un fenomeno magico-religioso, mentre in realtà è un programma sensato della natura, di cui la maggior parte delle persone, tra cui medici e scienziati, non conoscono ancora il funzionamento.

Nella Grecia antica con Ippocrate si ha una medicina razionale fondata sull’osservazione.

In seguito le concezioni di salute e malattia sono rimaste non scientifiche fino agli ultimi secoli (io direi ancora oggi).

Con la nascita della medicina scientifica (alla fine del Settecento) nasce il modello bio-medico in concomitanza con la nascita della società industriale: il modello bio-medico si occupa “più della malattia” che non della “salute” e delle condizioni di vita e lavorative della popolazione.

Nel XX secolo si sviluppa uno specialismo esasperato per cui l’individuo si identifica addirittura con una sola “parte”, “un organo”, negando così l’individuo come persona.

Il concetto di salute globale invece porta con sé una concezione della persona come unità psico-fisica interagente con l’ambiente circostante, che è il presupposto per “una promozione ed educazione alla salute” ed una “medicina della persona” nella sua totalità.

Qui nella Scuola di Respiro invece il nostro scopo è quello di aiutarti a risolvere o avere una buona salute il più rapidamente possibile e senza tanti giri di parole.

Questo succede perché il “Respiro” – questa cosa apparentemente conosciuta, ma in realtà così “sconociuta” – quando entra dentro di noi, non passando per fortuna dalla testa, fa il suo lavoro alla grande, con risultati e benefici immediati.

Il respiro continuo ci permette di vivere potentemente

Il respiro continuo ci permette di sentire fino in fondo quello che sta avvenendo e ci aiuta in un modo molto veloce a risolvere il nostro problema; ci aiuta, una volta compresa la natura delle cause scatenanti, a vivere in maniera completa e potente la nostra vita, non più in balia delle nostre paure inconsce, ma costruttori responsabili della nostra vita.

Il respiro continuo è un meraviglioso strumento, oppure un meraviglioso farmaco, che ti porti sempre dietro a disposizione in ogni momento, e per giunta anche gratuito e senza ticket da pagare a chicchessia.

La paura blocca completamente il respiro

Qual è la prima frase che si dice di solito dopo che abbiamo preso un grande spavento? Sono rimasto senza fiato dalla “paura”; e cosa succede quando sbattete il ginocchio in uno spigolo? mmmmhhh………, si trattiene il respiro.

Dal blocco completo del respiro al rilassamento completo c’è tutta una serie di scalini che alterano il respiro in un modo o nell’altro, come depressione, ansia, asma, affanno, attacchi di panico detti dap (oppure d.a.p. che significa “disturbo da attacchi di panico”), respiro corto, agitazione, palpitazioni, eccitazione, sudorazioni forti, vampate o caldane, rabbia, reazioni rabbiose, respirazione forzata, iperventilazione, formicolio, parestesia, etc…………

Quindi, ogni volta che non vogliamo sentire qualcosa, il nostro respiro diventa quasi inesistente oppure, al contrario, molto spinto e forzato: entrambe le reazioni significano che non voglio sentire o non voglio vedere, oppure voglio allontanare da me velocemente.

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